Con l’arrivo dell’autunno, inizia il lavoro di definizione della manovra economica da parte del Governo per l’anno che verrà. Lavoro complesso e pieno di ostacoli specialmente nell’attuale situazione in cui le pubbliche casse sono quasi vuote.
Lo schema della legge di Bilancio 2024 è stato approvato dal Consiglio dei ministri il 16 ottobre 2023. Il testo poi con il passare dei giorni, i lavori delle commissioni e le “incursioni” da parte di gruppi di interesse, prenderà la sua forma definitiva per essere auspicabilmente approvato nei tempi previsti per evitare ogni ipotesi di esercizio provvisorio. In materia di lavoro e previdenza non bisogna attendersi novità travolgenti, ci troviamo davanti a una ricognizione di strumenti già esistenti ivi compreso il sistema pensionistico che rimbalza tra promesse elettorali e crudezza dei numeri rimandando in avanti una sua compiutezza definitiva.
In questo speciale sulla Legge di Bilancio 2024 procederemo a un monitoraggio dei lavori parlamentari e alla conseguente analisi delle norme che incideranno sul mondo del lavoro e della previdenza.
Cuneo fiscale
Le anticipazioni delle linee della manovra economica avevano indicato come le scarse risorse disponibili dovessero essere indirizzate verso le fasce con minor reddito disponibile e in sostegno alla genitorialità e alla famiglia. In questo solco va letta la disposizione che prevede la proroga, non la definitiva stabilizzazione, del taglio delle ritenute contributive a carico dei lavoratori dipendenti. Per il 2024 è riconosciuto, un esonero, senza effetti sul rateo di tredicesima, sulla quota dei contributi previdenziali per IVS a carico del lavoratore di 6 punti percentuali a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l’importo mensile di 2.692 euro, al netto del rateo di tredicesima. L’esonero di cui al primo periodo è incrementato, senza effetti sul rateo di tredicesima, di un ulteriore punto percentuale, a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l’importo mensile di 1.923 euro al netto del rateo di tredicesima. Naturalmente la riduzione contributiva non ha alcuna incidenza sul computo pensionistico.
Fringe benefit
Novità arrivano sul fronte dei fringe benefits esenti da tasse e contributi. Infatti, per il 2024 non concorrono a formare il reddito il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori dipendenti, nonché le somme erogate o rimborsate ai medesimi lavoratori dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale, delle spese per l’affitto della prima casa ovvero per gli interessi sul mutuo relativo alla prima casa il limite generale, entro il limite complessivo di 1.000 euro. Tale limite è elevato a 2.000 euro per i lavoratori dipendenti con figli, compresi i figli nati fuori del matrimonio riconosciuti, i figli adottivi o affidati, che si trovano nelle condizioni previste dall’art. 12, c. 2, del Testo unico delle imposte sui redditi.
I datori che intendano avvalersi della norma devono fornire previa informativa alle rappresentanze sindacali unitarie laddove presenti. La norma si porta dietro l’errore “genetico” che ritrovavamo anche sul Decreto Lavoro. Si titola “Misure fiscali per il welfare aziendale” ma l’intervento legislativo agisce esclusivamente sulla soglia di esenzione dei cosiddetti fringe benefit che, come è noto, possono essere erogati senza i limiti, le finalità e le procedure proprie dei sistemi di welfare aziendale.
Premi di risultato
La legge di bilancio confermerebbe inoltre, anche per il 2024, la detassazione dei premi di risultato: l’aliquota dell’imposta sostitutiva sui premi di produttività, entro il limite di 3mila euro, è ridotta al 5%. Un vantaggio per i lavoratori che, a parità di costo del lavoro, avrebbero netti in busta decisamente più alti.
Turismo: incentivi allo straordinario
Al fine di garantire la stabilità occupazionale e di sopperire all’eccezionale mancanza di offerta di lavoro nel settore turistico, ricettivo e termale, è confermato per il periodo dal 1°gennaio 2024 al 30 giugno 2024 (quindi soprattutto settore del turismo invernale) il riconoscimento di un trattamento integrativo speciale, che non concorre alla formazione del reddito, pari al 15% delle retribuzioni lorde corrisposte in relazione al lavoro notturno e alle prestazioni di lavoro straordinario effettuate nei giorni festivi. La misura già sperimentata nel corso del 2023 mira a recuperare il potere d’acquisto salariale a parità di costo del lavoro in settori nevralgici per il sistema Paese e che vivono momenti di grave difficoltà di reclutamento del personale. Le disposizioni si applicano a favore dei lavoratori dipendenti del settore privato titolari di reddito di lavoro dipendente di importo non superiore, nel periodo d’imposta 2023, a euro 40.000.
Adeguamento delle pensioni all’inflazione
La legge prevede un adeguamento delle pensioni all’inflazione. Questa misura garantisce che i pensionati, soprattutto quelli con redditi più bassi, possano mantenere il loro potere d’acquisto in un contesto di aumento dei prezzi. L’indicizzazione è prevista in misura differenziata a seconda dell’importo della pensione. Ovviamente privilegiate e con indicizzazione al 100% sono i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo INPS.
Modifiche alle pensioni anticipate
E’ uno dei temi più complicati, e che sarà oggetto delle maggiori attenzioni nel corso dei lavori parlamentari, dell’intera manovra. La quota (somma tra età anagrafica e anni di contributi versati) sembra sposarsi sul numero di 103 ma con trattamento erogato con sistema contributivo, “penalizzazioni con le finestre” e tetto non superiore a 4 volte il minimo.
Ape sociale
Prorogata una disposizione di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. L’APE, anticipo pensionistico, sociale sarà utilizzabile per i soggetti più fragili socialmente (disoccupati, invalidi, lavoratori impegnati in attività pesanti) al compimento dei 63 anni e 5 mesi. L’autorizzazione di spesa è incrementata di 85 milioni per il 2024, di 168 milioni per il 2025 e di 127 milioni per il 2026.
Congedi parentali
Il valore dell’indennità prevista per i congedi parentali (ordinariamente al 30%) viene elevata, in alternativa tra i genitori, per la durata massima complessiva di due mesi fino al sesto anno di vita del bambino, alla misura dell’80% della retribuzione nel limite massimo di un mese e alla misura del 60% della retribuzione nel limite massimo di un ulteriore mese, elevata all’80% per il solo anno 2024.
Decontribuzione lavoratrici madri
Per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026 alle lavoratrici madri di tre o più figli con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, ad esclusione dei rapporti di lavoro domestico, è riconosciuto un esonero del cento per cento della quota dei contributi previdenziali a carico del lavoratore fino al mese di compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo, nel limite massimo annuo di 3.000 euro riparametrato su base mensile.
L’esonero di cui al comma 1 è riconosciuto, in via sperimentale, per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026 anche alle lavoratrici madri di due figli con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, ad esclusione dei rapporti di lavoro domestico, fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo. Come di tutta evidenza la norma va ad azzerare la quota di ritenuta previdenziale residua rispetto al taglio del cuneo fiscale e, in questo caso, non è legata al reddito della lavoratrice.